Misteri della Mente: Quando Scocca la Scintilla della Coscienza Umana
La ricerca sulla coscienza umana rimane uno degli ambiti più affascinanti e misteriosi delle neuroscienze. Joel Frohlich, neuroscienziato presso l’Università di Tubinga, solleva una questione intrigante: “Quando si accende per la prima volta la scintilla della coscienza umana?”. Tale interrogativo si scontra tuttavia con la natura elusiva della coscienza stessa, un fenomeno difficile da catturare e descrivere scientificamente.
La coscienza, infatti, non può essere semplicisticamente osservata o misurata; si tratta di un’esperienza soggettiva che sfugge a definizioni coerenti e tangibili. Inoltre, Christof Koch, altro eminente scienziato, sottolinea come sia errato presupporre che lo stato di sonnolenza dei neonati, sia pre che post nascita, equivalga a una mancanza di coscienza. Il sonno rappresenta piuttosto un distacco da un livello ordinario di percezione sensoriale, che non implica necessariamente un’assenza di attività cosciente.
Approfondendo la questione nel contesto di una recente revisione scientifica da lui coautore, Frohlich discute diversi punti di vista. Nonostante l’osservazione di un aumento della complessità neurale dopo la nascita, tale complessità non corrisponde sempre allo sviluppo di capacità coscienti. Tuttavia, alcuni scettici rimangono critici, mettendo in discussione la coscienza nei neonati e affermando che la mancanza di un senso di sé negli infanti implicherebbe una coscienza assente. Questo argomento però, non considera che l’essere umano adulto sperimenta frequentemente situazioni in cui la coscienza esiste indipendentemente da un senso di sé definibile.
Frohlich propone di vedere la nascita come un momento cruciale per “l’accensione” della coscienza, necessaria per l’adattamento al nuovo ambiente esterno. Questa fase segna il passaggio da un esistenza protetta nel grembo a una vita autonoma, stimolando la necessità di una consapevolezza attiva e di esperienza soggettiva. Inoltre, la teoria della “codificazione predittiva”, discussa da neuroscienziati come Anil Seth, offre un interessante punto di vista sulla coscienza, suggerendo che essa emerga non solo dai dati sensoriali, ma dall’interpretazione di tali dati attraverso le precedenti conoscenze del mondo.
In conclusione, mentre continua il dibattito su cosa effettivamente costituisca la coscienza e su quando essa inizi, la complessità di tali questioni solleva ulteriori interrogativi sull’essenza stessa della coscienza in entità non umane, come l’intelligenza artificiale. Se la coscienza umana è così difficile da definire, come possiamo stabilire se un’intelligenza artificiale è realmente cosciente? L’evoluzione delle neuroscienze potrebbe un giorno fornirci le risposte, ma per ora, il mistero rimane.
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